Non c’è gioco ne finzione perché l’unica illusione è quella della realtà, della ragione!
I miei giochi erano la realtà. Chiudere gli occhi, stringerli e sfregarvi le manine chiuse a pugno fin a sentir dolore solo per rivedere quel cielo stellato che scrutavo dal lunotto posteriore del caro e fedele maggiolino azzurro. Dal mio cielo, fra le stelle, pendevano favolosi e misteriosi pacchetti, il Natale perennemente atteso.
La Befana non poteva essere così crudele da portarsi via la gioia della sorpresa dei giochi più belli e poi non restituirla più!
L’attesa è gioco, in essa si annidano la magia del possibile, l’irrazionalità vissuta, i desideri. Nulla era impossibile in pochi giorni l’anno e nulla avrebbe potuto impedire che quel cielo stellato, ricreato con dolore, offrisse a me i suoi doni, anche se non erano quelli sognati.
Giungevano da chissà dove solo per me. Gesù bambino e la Befana mi guardavano per un intero anno e decidevano quali doni portarmi, nonostante le accorte letterine.
E poi, tra loro due, le candeline del mio compleanno. Un anno in meno di attesa per la libertà dagli adulti.
Giocare era la libertà dal tempo, dall’età, dagli adulti. Divenire ciò che più desideravo: creatrice di un mondo vero, in cui, qualsiasi cosa accadesse, quel cielo generoso sarebbe stato solo mio.
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6 Comments
Il gioco dell'attesa, l'attesa del gioco... non c'è niente di più bello. Racconto tenerissimo e vero. Buon Natale!
Grazie ancora Patrizia <3
Molto bella!
Che ricordi... ❤️🔝🎇🌠💞
Massimo ti ringrazio moltissimo per la tua attenzione e un po' mi tranquillizza non averti annoiata 😁 Un abbraccio
Mardic 😁 🎄✨🌠🌠🌠💖